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Storia della statua di sant’Osvaldo La statua di sant’Osvaldo è la più antica opera d’arte, di fede e di cultura che i parrocchiani di Cristo Re e i cittadini di Sant’Osvaldo posseggono. Essa era stata commissionata intorno al 1740 dalle monache agostiniane canonichesse lateranensi del monastero di Santa Maria di Betlemme che esiste in Prato della Valle (angolo attuale via Luca Belludi), che avevano diversi possedimenti nel territorio della parrocchia di Voltabarozzo del quale la zona di Sant’Osvaldo faceva parte fino al 1945. Nella visita pastorale del Vescovo cardinale Carlo Rezzonico del 30 agosto 1752, il Parroco don Giulio Cesare Sozzato, in parrocchia dal 1710, dava relazione “della Chiesa di S. Osvaldo situata nel guasto fuori Ponte Corvo soggetta alla parrocchiale di Volta del Berozzo, di ragione delle MM.RR. Madri di S. Maria di Betlemme di Padova, custodita da un povero eremita eletto da esse. Quivi si celebra una Messa quando da devoti viene offerta la elemosina, oppure alcun sacerdote viene per una devozione o mandato da devoti a celebrare. L’eremita vive di elemosine questuando per la Città e Ville con licenza del vescovo e così per appunto viene la stessa Chiesa soccorso di carità dai fedeli”. Le monache avevano dotato la piccola chiesa (che si trovava nel luogo dell’attuale Banca Antonveneta di Via Facciolati e della quale sono state rinvenuti recentemente disegni inediti) di un altare dedicato a Sant’Osvaldo, re e martire, eroe nazionale inglese nato nel 604, con una statua che lo raffigurava. La statua era stata realizzata con le offerte dei fedeli da Tommaso Bonazza, che con Francesco e Antonio costituiva l’attiva e famosa famiglia di scultori, dei quali Antonio era il più noto. Il suo nome è scolpito sul basamento della statua. Essa rappresenta la solenne figura del Santo re, con abito da soldato (forti sono le somiglianze con il “San Giorgio” della parrocchiale di Carrara S. Giorgio e il “San Vito” dell’arcipretale di Noventa Vicentina) che nella mano destra tiene lo scettro reale e con la sinistra sostiene uno scudo ormai perso. A seguito delle soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, le proprietà del monastero furono confiscate e poi vendute. I terreni con annesso l’oratorio di Sant’Osvaldo furono acquistati dal Barone Sardagna Maresciallo di Sua Maestà l’Imperatore d’Austria Ferdinando I, il quale regalò poi alla Parrocchia di Voltabarozzo l’altare e la statua che furono collocati nella chiesa per la venerazione dei fedeli. Qui vi rimase fino al 1932, quando la chiesa parrocchiale fu ampliata con la demolizione dei quattro altari laterali. Allora l’altare di Sant’Osvaldo, assieme ad altre suppellettili sacre, fu inviato al seminario per il museo diocesano. A seguito della nascita nel 1928 della chiesa di Cristo Re, messa sotto la protezione di Sant’Osvaldo e di Santa Teresa del Bambin Gesù, curazia nel 1932 e poi parrocchia nel 1945, la statua fu regalata dal parroco di Voltabarozzo don Silvio Lovo alla nuova chiesa per la sua collocazione nell’edificio di culto. Essa fu invece dotata di un piedistallo lapideo e dapprima collocata nel giardino d’ingresso della scuola materna e poi, negli anni ’80 del secolo scorso, in adiacenza del sagrato della chiesa parrocchiale.
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