curiosità stroriche padovane  1°

GAETANA


Chi fosse, da dove venisse, che età avesse, dove abitasse: ben pochi avrebbero saputo rispondere a queste domande. Eravamo nell'immediato dopoguerra, e ogni padovano di quegli anni, comunque, conosceva il suo nome. Un nome abbastanza strano e singolare per una donna: per tutti era la Gaetana. Piuttosto grassoccia, vittima di una grave forma di elefantiasi alle gambe, paludata con una vestaglia nera che la ricopriva fino alle caviglie, veste che probabilmente aveva un'età ancora maggiore di quella della sua padrona, il volto abbastanza emaciato, un po' baffuta (tant'è vero che i più maligni la ritenevano un mezzo uomo), circolava per città in sella ad una vecchia bici, che sembrava gemere ad ogni pedalata nel sopportare cotanto peso. E a tracolla portava un sacco piuttosto capiente, che lei riempiva con un po' di tutto.

NEMICA DELLE AUTO. Per la Gaetana le stagioni erano tutte eguali. Fosse estate o fosse inverno, sempre vestita allo stesso modo, sempre in sella alla sua vecchia bici, andava alla ricerca di vecchi stracci, scarpe rotte, ma anche bottiglie vuote o quant'altro si potesse trovare, e fosse di suo interesse, rimestando nei bidoni della spazzatura, soprattutto nelle piazze e nelle zone intorno al Prato. Poi la sera scompariva e mai si è ben saputo dove trascorresse le sue notti. Parlava pochissimo, per la verità nella maggioranza dei casi imprecava. Lo faceva soprattutto nei confronti dei ragazzini che al suo passaggio la sbeffeggiavano, oppure all'indirizzo delle auto, verso le quali spesso e volentieri alzava minaccioso un dito, come una sorta di anatema per un mondo che sembrava non le appartenesse affatto.

VOCI SINGOLARI. Eppure sulle sue origini circolavano le voci più singolari, e secondo talune di queste la Gaetana non sarebbe stata figlia di un popolo misero e ai confini della legittimità, ma addirittura avrebbe avuto nelle vene qualche goccia di nobiltà. C'era perfino chi garantiva che prima della guerra quella donna fosse cresciuta in una famiglia benestante del contado padovano, che in seguito ai bombardamenti e alle violenze subite aveva perso tutto. E la Gaetana era rimasta l'unica superstite, dopo aver a sua volta subito per anni angherie e vere e proprie violenze fisiche. Forse erano voci gratuite e di volta in volta ingigantite, in ogni caso a nessuno interessava più di tanto indagare. Anche perchè, a contribuire nel crearne un personaggio strano e al di fuori degli schemi comuni, ci pensavano le comari di città.
Una delle macchiette più famose a Padova negli anni '50 fu senza dubbio la Gaetana, personaggio tragicomico della Padova degli emarginati.

Pochi la ricordano e pochissimi sanno chi fosse Gaetana S., nata a Terranegra il 5 agosto 1888, da una famiglia di contadini.

Malata di elefantiasi, trascorreva il suo tempo tra le piazze e il Prato della Valle a contatto con altri emarginati, tra i quali c'erano la contessa Baccalà, i fratelli Giani, Ernesto, Gino Beo e altri.

Girava per Padova con la sua bicicletta e ogni tanto bloccava il traffico.

Si faceva regalare dai fruttivendoli frutta e verdura, che a sua volta donava quello che non le serviva.

Mi ricordo Mussa che scaricava cassette nelle piazze, tifosissimo del Padova che correva avanti e indietro nel parterre dell'Appiani, incitando i panzer di Rocco.

Tornando a Gaetana girava con una vecchia bicicletta, spingendosi al suolo con i piedi scalzi perché non sopportava le scarpe.

Morì nel 1969 nel reparto dell'ospedale psichiatrico di Breganze, dimenticata da tutti.

     
            

 

 

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