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ARZERGRANDE

Arzergrande si trova a sud-est della Saccisica.
Il suo nome deriva da Argere magno. Evidentemente nella località passava un corso d’acqua di notevoli dimensioni. Il luogo è storicamente interessante visto il numero di reperti archeologici di epoca romana rinvenuti recentemente sul territorio del comune.

Il centro del paese si sviluppa sulla Via principale, sulla quale si affacciano le più importanti attività commerciali e le strutture comunali. Qui si trova anche la Chiesa parrocchiale dedicata a S.Maria.Di particolare interesse la secentesca chiesa di Vallonga (Vallis Longa) dedicata a S.Pietro, oggi restaurata.

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Oggi Arzergrande è un importante snodo commerciale della Saccisica: la zona industriale a contatto con quella di Piove di Sacco ha inevitabilmente favorito gli insediamenti industriali e lo scambio tra l’economia dei due Comuni.

Storia
Arzergrande è nominato per la prima volta nel 1008 e, più tardi, nel 1120 in un documento del Vescovo di Padova che esonera da ogni tributo i terreni posseduti dal Monastero di S.Cipriano di Venezia.

In realtà, le testimonianze anche precedenti non mancano e questo lo si evince dai numerosi ritrovamenti archeologici di epoca romana nel recente passato. Di quel periodo sono documentate floride e produttive campagne, che assieme a quelle del territorio saccense, davano vita a una Colonia centuriata.

Vallonga era crocevia di due strade romane: la consiliare Poppilia e la Clodia-Este. Si pensa addirittura che fosse anche un importante porto sul Fiume Bacchiglione. Sotto la podestaria di Piove di Sacco, durante il medioevo, fino al ‘500 circa, il benessere conquistato venne meno a causa delle guerre e delle inondazioni abbondanti sul territorio.

La situazione peggiorò ulteriormente con la realizzazione del canale Novissimo: l’architettura della rete idrica obsoleta causava continue alluvioni, regnava la malaria e la popolazione diminuiva. Durante questo periodo iniziava la coltivazione e la successiva trasformazione delle canne ed erbe palustri. Gli artigiani le utilizzavano per la creazione dei cossiddetti “sbalsi” utili nell’edilizia, come copertura delle loro abitazioni caratteristiche ( “I casoni” ) o per impiallicciare sedie o creare tende.

Non molto è cambiato fino ai primi del ‘900, il territorio è stato bonificato e l’agricoltura è ritornata ad essere florida, come le altre attività tradizionali della zona.

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