curiosità stroriche padovane  1°

GAROLLA

La “Società Anonima Giuseppe Garolla di Limena (Padova) Italia”, così era scritto sulle targhe in bronzo affisse nei macchinari che fabbricava, era una azienda enologica che produceva tutta la tecnologia per la lavorazione dell’uva ed il trattamento del vino. Successivamente allargò la gamma dei prodotti includendo anche le macchine per la lavorazione delle olive e dell’olio. Alla Garolla lavorava solo manodopera specializzata oppure chi voleva imparare un mestiere, raro esempio di industrializzazione, in un panorama agricolo generale.

Dalla fonderia all’imballaggio dei macchinari, Giuseppe Garolla aveva creato tutta la produzione all’interno del suo stabilimento, che occupava quasi centocinquanta lavoratori. Giuseppe Garolla come altri industriali del fine ottocento, primi novecento, teneva molto ai propri operai e nella via che oggi porta il suo nome ha costruito le case alloggio per le famiglie dei suoi centro anziani gennaio 2010:centro anziani 23-02-2010 10:23 Pagina 10 marzo 2010 11 dipendenti, chiamata ancora oggi “Riviera Garolla” inoltre fece funzionare la mensa, dove i lavoratori che abitavano più distanti potevano consumare un pasto caldo, per poi riprendere il lavoro alle tredici in punto, in questo modo l’azienda svolgeva anche una funzione sociale, non solo produttiva.

Alla Garolla si costruivano le Pigiatrici, di vari modelli e dimensioni, utilizzabili da privati o da cantine, secondo le esigenze e quantità d’uva da pigiare, le Presse ed i Torchi per pressare ciò che rimaneva del mosto dopo la fermentazione ed il travaso del vino novello, pompe di ogni tipo e dimensione, centrifughe, autoadescanti e rotative, queste ultime particolarmente adatte per il travaso del mosto. Altri prodotti vitivinicoli, tutti costruiti in azienda. Qualcuno raccontava che durante la guerra ne aveva viste in Africa, chi in Sud America, in Italia ovunque, Limena era il paese della Garolla, la fabbrica enologica.

Dopo la morte del fondatore Giuseppe, la famiglia Garolla proseguì l’attività, ma tutti si resero conto subito che mancava quella spinta “geniale” dell’inventore, l’ultimo a gestire la fabbrica fu un nipote, Antonio, abitava a Padova e nelle stagioni calde veniva al lavoro in moto, una NSU detta anche “salta fossi”, arrivando da Ponterotto all’altezza dell’ingresso del campo sportivo, scendeva nella “maresana” e cercando il terreno più sconnesso possibile, la percorreva tutta “molleggiando” fino al ponte. Quindi soddisfatto entrava in fabbrica dove si dedicava alla direzione industriale

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