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Percorrere le vie il cui nome differiva da quello odierno, attraversare quartieri che non ci sono più, entrare nei locali di un tempo e farlo cercando di recuperare le tracce di un serial killer che si aggira in città. Siamo nel 1888 e ad accompagnarci passo passo in un vortice di situazioni come fossimo sul set di un film sono un romanzo e il suo autore. Il libro è La giostra dei fiori spezzati, e lo scrittore padovano è Matteo Strukul. Pubblicato nel 2014 il romanzo gotico è un viaggio vero e proprio nella Padova di fme Ottocento. Si apre nella cornice ghiacciata dell'inverno, con i palazzi sferzati dalla neve e i lampioni a gas che proiettano una luce gialla, magica, e su un serial killer che terrorizza la gente. Siamo in una Padova in cui ci si sposta con l'omnibus per raggiungere i punti di ritrovo in centro come il Caffè Pedrocchi, in cui i gentiluomini con il cappello a cilindro e gli orologi da taschino scelgono in quale locale andare in base ai programmi della serata. Atmosfere che dal romanzo si sono trasferite nelle immagini di una mostra fotografica dal titolo Padova 1888, esposta nel corso del 2015, con scatti del fotografo e architetto padovano Matteo Bernardi, in cui alcuni luoghi del libro sono stati reinterpretati con foto attuali dall'atmosfera gotica, e sono diventate anche mete turistiche grazie all'iniziativa di Alberto Botton, fondatore del blog Padova.it. È dunque possibile per i turisti seguire le tappe del romanzo e della mostra e scoprire la Padova del 1888. Si potrebbe iniziare da piazza dei Signori, che nel 1888 si chiamava piazza Unità d'Italia. Guardando l'orologio astronomico, opera di Dondi dell'Orologio, sulla sinistra trovate oggi il Caffè Diemme - marchio e azienda storici di Padova - ma in quel preciso punto aveva sede il giornale dell'epoca, «L'Euganeo», di orientamento moderato e contrapposto al più progressista «Il Veneto». Con addosso i panni di un cronista del tempo ci spostiamo al Caffè Pedrocchi, più propriamente nella Sala Verde, in origine e ancor oggi dedicata a studenti e fiaccherai, i conducenti dei fiacre, una carrozza a due cavalli di origine francese di moda nella Vienna della seconda metà dell'Ottocento e anche nella Padova che nel 1888 era uscita dalla dominazione austro-ungherese. Attraversando la sala rossa e la bianca, si arriva sul Listòn in via VIII Febbraio 1848, allora chiamata via Università, per ritrovare di lì a poco il Bo: Tutte "stazioni" presenti nel libro e nella visita turistica. Ricordando, come un buon cronista fa, che fu proprio l'Impero austriaco agli inizi dell'Ottocento a sancire la riunificazione dell'università padovana divisa fino a quel momento in due diversi atenei, quello dei Legisti e quello degli Artisti. A. fianco di Palazzo Moroni, ora sede del Comune, nel 1888 avremmo ritrovato Lo Storione, salotto della borghesia padovana, vero gioiello liberty affrescato e simbolo della Belle Époque patavina. Proseguiamo verso il Canton del Gallo: una delle teorie sul suo nome dice che derivi da una locanda con l'insegna del Gallo; poi imbocchiamo via San Canziano arrivando in piazza delle Erbe. Ottimo posto per concedersi uno Spritz, l'aperitivo figlio dalla tradizione austriaca e oggi molto famoso, che nella sua versione con l'AperoI, infusione in alcol di arancia, erbe (tra cui il rabarbaro) creato dai fratelli Barbieri di Bassano del Grappa si può gustare dal 1919, anno in cui fu presentato ufficialmente in occasione della prima Fiera Campionaria di Padova. Fra le bancarelle del mercato all'aperto, sullo sfondo dei portici del Palazzo della Ragione, c'è Il Salone, che deve il suo nome all'immensa e raffinata sala pensile all'ultimo piano e il cui tetto, a carena di nave rovesciata, svetta nei riflessi cobalto delle lastre in piombo. Spostando lo sguardo sul lato occidentale ecco apparire in tutta la sua imponenza il Palazzo delle Debite, la cui splendida facciata neoromantica è opera di Camillo Boito. Passando sotto il volto della corda, e tagliando per le botteghe del Salone, fra fragranze di spezie e salumi, latte e formaggi, all'incrocio fra via delle Debite e via delle Boccalerie e Cavarare, giriamo a destra e costeggiamo piazza dei Frutti per arrivare in via Santa Lucia. Una via del tutto suggestiva che dava il nome, nel 1888, a un quartiere medievale raso al suolo in epoca fascista per spezzare le spinte sociali che potevano creare focolari esplosivi e che potevano partire da questa via, considerate le condizioni di sovraffollamento e promiscuità in cui l'area versava. Via Santa Lucia conduce sotto la Porta di Borgo Altinate che s'affaccia sulla Riviera dei Ponti Romani e poi nella via che dà il nome al Borgo. Camminando fino alla fine di via Altinate, si arriva prima in via Belzoni e poi in via del Portello. Sulla sinistra la "Nave", oggi sede di uffici universitari, et a allora un caseggiato in cui vivevano moltissimi braccianti senza lavoro, operai e diseredati, tutti accalcati in piccole stanze maleodoranti e nere e in condizioni igieniche precarie. Il Portello era un quartiere popolare che divideva le sue abitazioni fra bordelli e stanze misere, era considerato la "pancia del diavolo" della città, il posto dall'energia esplosiva che conserva ancora per gli studenti universitari che ci vivono. Dopo essere passati sotto la Porta cinquecentesca del Portello, ritornando verso il centro per via Loredan si arriva in via Morgagni che, una volta risalita, conduce all'area dell'ex convento San Mattia dove, nel 1872, saranno trasferite le scuole di Medicina e veterinaria mettendo a riposo lo storico Teatro Anatomico del Palazzo del Bo: realizzato nel 1594, su progetto di Paolo Sarpi per volere di Girolamo Fabrici d'Acquapendente. Tornando verso il centro erano molti i teatri in cui ci si poteva imbattere: il Teatro Nuovo - oggi Teatro Verdi - secondo in Veneto, dopo la Fenice, interamente illuminato a gas; il Teatro Garibaldi con la sua stagione di prosa, oggi sostituito da un supermercato; il Teatro degli Obizzi, poi Cinema Concordi, e oggi area semi abbandonata. Proprio nel 1888 al Teatro Nuovo la città aspettava l'esibizione di una regina: Eleonora Duse. Sia l'«Euganeo» che «Il Veneto», i due giornali di Padova, ne scrissero, incensando dopo quattro anni d'assenza il ritorno dell'attrice fra le Mura. Se in un primo momento erano previsti solo due spettacoli, l'amore del pubblico, entusiasta dell'attrice ai tempi legata sentimentalmente ad Arrigo Boito, l'aveva convinta a confermare il terzo. Tutti spettacoli che fecero sold-out nel teatro inaugurato nel 1751 e realizzato su commissione da parte di una società di maggiorenti (settanta fra le più prestigiose famiglie patavine), poi restaurato più volte fino all'importante rifacimento di Giuseppe Jappelli nel 1847 che aveva fatto costruire e rivestire in piombo la grande cupola e che lo fece dotare d'illuminazione a gas come già la Fenice a Venezia. E numerose erano anche le birrerie, fra cui Agli Stati Uniti, in Strada Maggiore - oggi via Dante - e la birreria Finozzi, vicino alla stazione dei treni che aveva la birra Liesing, fatta arrivare direttamente da uno dei quartieri di Vienna. Legati a quel periodo storico e ancora presenti in città sono alcuni esercizi pubblici come Nane della Giulia, esistente dal 1870, storica osteria di Padova che unisce ai piatti di cucina tipica un tocco di originalità. Luci soffuse, lume di candela, atmosfera bohémienne e un pianoforte che ogni tanto qualcuno suona. Menu scritto a mano, aringa, pasta e fagioli, galletto e spezzatino d'asino, riso venere con radicchio e gorgonzola, la pasta alla Paisà e i dolci: sono le specialità che potrete gustare, tutte in porzioni generose, per rimanere immersi nell'ambientazione gotica del romanzo di Strukul. Dal 1856 esiste anche l'Antica Trattoria Zaramella, prima invia Marsilio da Padova, nella piazzetta accanto al celebre palazzo di Ezzelino. Durante la seconda guerra mondiale, prima i tedeschi e poi gli inglesi requisirono la struttura come base logistica. Fu anche sede preferita dei mediatori locali che la frequentavano dopo gli scambi commerciali che avvenivano nella vicina "borsa': Ritrovo nei primi decenni del Novecento dei futuristi, spesso ospitò Filippo Tommaso Marinetti. Dal 1960 il ristorante si trova in largo Europa dove proprio negli anni Sessanta fu interrato il tratto di naviglio che sboccava nel Piovego presso le vicine Porte Contarine. Onorato da due forchette per la Guida Michelin propone cucina veneta ma non solo, con prodotti a chilometro zero. E, a proposito della dipendenza da cui era affetto il protagonista del romanzo, l'alienista (ossia colui che curava gli alienati) Alexande,r Weisz, che verrà coinvolto nell'indagine per la ricerca del serial killer, profondo amante dell'audano - tintura d'oppio - esisteva allora ed esiste ancora l'Antica farmacia Al Duomo di via Manin, che già nel 1416, negli stessi spazi, ospitava una spezieria che operava fra scienza e magia. Ancor oggi conserva mobili e scaffalature in stile veneziano, e un arredamento che ripercorre sette secoli di storia. Altra bottega storica è la drogheria Ai Due Catini d'Oro, nata nel 1775, in piazza della Frutta, nel cantone "delle busie" (bugie), così detto in quanto luogo di contrattazione di mediatori commerciali. La drogheria prende il nome dai piatti della bilancia (in dialetto caìni, catini), un tempo appesi all'esterno del negozio a indicare l'equità dei prezzi applicati. Fu gestita dalla famiglia Dal Zio dal 1877 al 1969, anno in cui passò a Rino Zecchin, a cui subentrò il figlio Massimo che attualmente la gestisce. Con mobili e scaffali d'epoca, magazzini ricavati nelle stanze medievali - in questa torre pare che Ezzelino tiranno non esitasse a fare uccidere in modo crudele i suoi prigionieri -, ha una varietà di oltre quindicimila articoli in vendita alcuni dei quali piuttosto insoliti: essenza di senape, glucosio liquido, conce per vari tipi di carni e moltissimi prodotti,sfusi come le spezie e i dolciumi. Si dice fu questa la prima licenza registrata a Padova dalla Camera di commercio. Lungo questo percorso, fra passato e futuro, Matteo Strukul, fondatore di Sugarpulp, movimento letterario veneto, ha ambientato La giostra dei fiori spezzati quando la pellagra infuriava nelle campagne e la città era divisa fra quartieri signorili e il Portello. In quest'atmosfera fra le teorie del positivismo giuridieo di Roberto Ardigò e Cesare Lombroso, la scuola di medicina del Bo: la grande emigrazione verso il Sud America, avventura, intrigo e indagine investigativa si mescolano. L'alienista Alexander Weisz, il giornalista Giorgio Fanton, l'ispettore di pubblica sicurezza Roberto Pastrello, insieme alla zingara Erendira animano l'indagine investigativa ricca di colpi di scena in una storia mozzafiato. Nell'inverno del 1888 al Portello viene trovato il cadavere straziato di una prostituta, nell'anno in cui a Londra si aggira Jack lo Squartatore. Ma nel romanzo di Strukul èPadova a far da scenario nel percorso che conduce i tre all'Angelo Sterminatore. La toponomastica dei luoghi e le usanze del tempo danno un'impronta reale della vita di fine secolo a Padova e nel Veneto, mentre i profumi, gli odori, i vizi, le miserie che attraversano i personaggi restituiscono le emozioni di un tempo dimenticato. L'autore, scoperto da un altro scrittore padovano, il celebre Massimo Carlotto - la cui saga dell'Alligatore è anch'essa ambientata a Padova, e in generale in Veneto - ha esordito nel 2011 con La ballata di Mila, un romanzo pulp noir anch'esso ambientato in Veneto, nella campagna padovana, in cui la protagonista è la cacciatrice di taglie Mila Zago.
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