curiosità stroriche padovane  1°

LOREGGIA

Ove sorge adesso questo paese passava la famosa strada Aurelia, e quindi quell'abitato venne chiamato latinamente Aurelius in seguito trasformato in La Aurelia e poi in dialetto deformato con Loreggia. Caddero in errore alcuni scrittori che vogliono quel nome derivi da Luogo regio che non avrebbe alcun senso, perché nulla di regio colà esisteva. Che il paese sia antichissimo risulta da un diploma del 972, col quale Ottone l, imperatore di Germania che nel 961 era stato proclamato re d'Italia, doveva ad Abramo vescovo germanico, alcune terre nel territorio di Aurelius (oggi Loreggia).

Nei quasi quattro secoli di dominio veneziano, anche nel territorio di Loreggia i nobili e i ricchi mercanti veneziani acquistarono vasti possedimenti e costruirono sontuose dimore. Attorno ad esse sorsero grandi aziende agricole, dove si coltivarono pure le nuove sementi provenienti dall'America, tra cui il mais, che permisero, fra l'altro, la rotazione agraria delle colture e la trasformazione dell'agricoltura, prima basata sull'autoconsumo, in economia di mercato, con una diversa struttura aziendale e organizzazione di lavoro, modificata con l'impegno di grosse famiglie contadine. Molte di queste ville non esistono più, come la Villa Morosini, Tolomei, la più conosciuta ed importante tra quelle scomparse, la Villa Bernardo, Orio, Corner, Michel, di cui si ha notizia dell'estimo del 1615, e la Villa Baldù, ricordata dall'omonimo quartiere.

Tra quelle ancora esistenti vi è quella nota col nome di Villa Rana , posta sull'antica via Aurelia, l'odierna "Strada del Santo". Vari furono proprietari di questa cinquecentesca Villa: Da Mosto, Franceschi, Lodena, Carminati, Andrighetti, Molin, Rana, Mercante, Zanetti che si sono alternati lungo il corso dei secoli, finchè il 12 aprile 1927 il sindaco di allora, Attilio Angeli, l'acquistò per farne la sede del Comune. Nel 1827 la villa, a causa di un incendio doloso che distrusse l'ufficio protocollo al piano terra, minacciando di estendersi all'intero palazzo e annerendo le pareti fino al piano nobile, dovette subire un radicale restauro e una ripulitura generale, attuati dal prof. Antonio Lazzarin di Padova, che misero in luce anche molti particolari inerenti la storia della costruzione. La facciata est, che guarda la "strada del santo"presenta il timpano con le iniziali di Luigi Rana e due Logge centrali sovrapposte, il cui soffitto e le pareti sono decorate a stucco, che si aprono su tre archi a tutto sesto che poggiano su due colonne tonde centrali e su due paraste rettangolari all'imposta; sopra l'architrave e sotto il davanzale delle finestre che vi si aprono al loro fianco, sono scolpite due conchiglie che ingentiliscono l'opere architettonica; finestre rettangolari più piccole corrono sui quattro lati del sottotetto; decorazioni monocrome abbelliscono le pareti secondarie esterne. Sulle pareti del salone d'ingresso, a forma di "T", vi sono finti quadri, con cornici a stucco, di 12 personaggi in costumi di varie fogge e nel vano est sono dipinte due finte statue monocromi di Galileo Galilei e di Dante Alighieri, opera eseguita nel 1864 da Francesco Armano, un pittore decoratore che operava soprattutto fra Venezia e Padova in ville Signorili. Con il significativo intervento attuato al palazzo comunale, tra la fine del 1995 al principio del 1998, si provvide ad aggiungere l'ala nuova della sede comunale, progettata dall'Arch. Giuseppe Cappochin di Padova. Essa si affianca allo storico palazzo Rana, del quale riprende lo stile con una interpretazione moderna nella massa volumetrica, nel timpano semicircolare, nell'atrio centrale e nello scalone che porta al primo piano, dove sono stati attuati degli spazi interni per le moderne esigenze operative e usato marmi e vetri colorati, che hanno dato all'interno una diffusa luminosità naturale attraverso finestre sagomate che girano attorno alla centenaria sophora japonica, che è stata rispettata i cui rami contorti si riflettono assieme alla bella facciata della restaurata cinquecentesca Villa Rana. La Villa Polcastro Wollemborg Gomiero fu costruita all'inizio del Cinquecento come villeggiatura dai Polcastro dove dal 1840 al 1869, data della sua morte, Caterina Querini Stampalia l'ultima rappresentante di un ceto nobiliare colto e generoso, tenne "corte" splendida. Qui Giuseppe Jappelli ideò e costruì uno splendido giardino romantico, "con i giochi d'acqua, macchie di vegetazione alberi ed arbusti esotici, laghetti, cascate, magnolie, siepi d'alto fusto, prati estesi e panorami che s'aprono dopo un sentiero ombroso …".

Nel 1870 la villa fu acquistata dai Wollemborg e qui abitò Leone Wollemborg, fondatore della prima casa rurale d'Italia. La Villa, ceduta nel 1973 all'attuale proprietario, venne restaurata e "oggi l'antico palazzo risplende ancora sullo sfondo del suo parco centenario".
La Villa Giustinian, Venier, Ascoli, Angeli – Bonsembiante, che ha avuto vari passaggi di proprietà, si trova in località Borgofuro. Si ha la sua prima notizia nelle Redicime del 1661 e la sua tipologia non deve essere cambiata; l'antistante parco fu costruito nei primi anni dell'Ottocento e Andrea Gloria, verso il 1862, ricorda la pittura esterna a losanghe che ancora oggi decora la facciata, ma non ricorda invece, perché già demolito per far spazio al giardino, l'oratorio di famiglia dedicato a S. Francesco, che serviva anche agli abitanti della contrada. Notevole è il viale d'ingresso, che si affaccia su un romantico laghetto antistante la villa. La Villa Soranzo, Soffia, la cui facciata principale si sviluppa da est ad ovest e non da nord verso sud, come di consuetudine. E' stata probabilmente costruita da Giacomo Soranzo, come si deduce dalla sua denuncia del 1615, e dal Catasto napoleonico veniamo a sapere che è la più estesa di Loreggia. Degne di una menzione sono anche la Villa Arrigoni, Vinello, Marcon, in Via Malfattini, che edificata verso la fine del Settecento si presenta come una semplice costruzione signorile con un androne centrale, ripetuto al primo piano, con le stanze ai lati; la sobria facciata è sormontata da un leggero timpano sulla parte sommatale; la Villa De Portis, una bella dimora signorile che assomiglia nella ripartizione degli spazi al piano terra ed al primo piano di Villa Rana (municipio).  La Villa De Checchi, in via Tolomei, che ha una bella trifora centrale, a cui corrisponde un'altra al lato nord, è impreziosita da un timpano e da alcune lesene; La casa Dalla Costa-Zanchin, costruita verso la fine del sec.XIX, che presenta nel suo interno la tipica impostazione delle dimore signorili, con grandi spazi attorno ad un ampio vano d'accesso; la casa Chinellato, che è caratterizzata da un insieme di particolari decorativi, come la cornice del tetto, i poggioli in ferro battuto, le finestre, i portali e l'impostazione delle facciate.

 

PDF
 
TORNA TORNA
Ignazio Sommer (Merzio)